bimbi e tecnologie invasive: una guida

Guida all’uso della tecnologia da: 0 a 6 anni

Ogni cosa ha il suo tempo: è uno dei princìpi fondamentali della pedagogia. Vediamo come applicarlo all'uso della tecnologia nei bambini piccoli

 - Daniele Novara, pedagogista, Piacenza (tratto da UPPA)

I passaggi della vita vanno rispettati ed ecco allora qualche indicazione operativa per affrontare le sfide che il digitale ci pone per quanto riguarda i bambini più piccoli.
Fra le tante indicazioni operative che sono state date ai genitori negli ultimi anni condivido pienamente quelle esposte recentemente dallo psichiatra e psicanalista Serge Tisseron, ricercatore dell’Università di Parigi ed esperto delle relazioni dei giovani e delle famiglie con Internet.

Da 0 a 3 anni: schermi vietati

L’infanzia non ha bisogno di videoschermi, non ha bisogno di una realtà virtuale. Prima dei 3 anni un bambino necessita di sviluppare competenze interagendo con l’ambiente attraverso esperienze sensoriali che utilizzino tutti e cinque i sensi. Solo questa interazione esperienziale consente di sviluppare le proprie risorse neuronali. È stato dimostrato che anche solo una televisione accesa nella stessa stanza dove un bambino piccolo sta giocando ne disturba l’attività, impedendo di sviluppare quella capacità di concentrazione attentiva così importante per il suo futuro. Scrive Goleman su «Focus»: «L’attenzione – in tutte le sue varietà – rappresenta una risorsa mentale poco considerata e sottovalutata, ma che riveste un’importanza enorme rispetto al modo in cui affrontiamo la vita. […] ci mette in connessione con il mondo, plasmando e definendo la nostra esperienza». Secondo i neuroscienziati Michael Posner e Mary Rothbart l’attenzione ci fornisce quei meccanismi che stanno alla base della nostra consapevolezza del mondo e del controllo volontario dei pensieri e delle emozioni.
Il touch screen non è una vera esperienza sensoriale: c’è una superficie liscia che attiva stimoli visivi. Molti studi documentano un rapporto diretto tra la durata dell’esposizione agli schermi e le conseguenze sull’attenzione di bambini e ragazzi. Un bambino piccolo che fruisce di un’ora di TV al giorno, è a rischio di sviluppare deficit di attenzione due volte superiore a chi non la guarda (A. Oliverio, Nativi digitali. Non lasciamoli soli con i media, Vita e Pensiero, 2/2014).

Occorre allora, soprattutto in questa fascia d’età, che i genitori curino i propri comportamenti. Non può funzionare il farsi vedere assorbiti dalla televisione, da un computer o da un telefono cellulare, magari talmente distratti da non accorgersi neanche dei richiami dei figli. In quell’età i bambini sono molto inclini all’imitazione: se ci vedranno perennemente con in mano il telefonino ne vorranno uno.

Da 3 a 6 anni: il tempo delle regole

L’infanzia è il tempo delle regole, che non sono imposizioni ma procedure educative per regolare il tempo e lo spazio comune. Mettiamo delle regole chiare, trasparenti, essenziali. È inutile sgridare i nostri figli perché passano le ore davanti ai videogiochi quando siamo noi ad averceli messi. La comunità scientifico-pedagogica internazionale su questo fronte è compatta: in questa fascia d’età mezz’ora di videoschermi al giorno è più che sufficiente, e l’accesso a Internet è vietato. Questa è una fase importante per sviluppare alcune capacità collegate all’immaginazione o alla motricità fine e per implementare le competenze relazionali e sociali.
È ora che si può imparare a litigare bene con successo, anche dopo è possibile, certamente, ma man mano diventa più difficile. Occorre privilegiare le esperienze dirette, la manipolazione, l’interazione relazionale. I bambini litigano? Certo! È quello il loro compito evolutivo. Imparare a stare insieme, ad accettare la frustrazione e a far emergere le risorse creative di cui, in questa età così plastica, sono incredibilmente dotati. Non lasciate che si anestetizzino davanti ai videoschermi, permettetegli di stare all’aria aperta, a contatto con la natura, di fare esperienze corporee e mentali nuove. Il loro futuro ne trarrà immenso vantaggio.

Guida all’uso della tecnologia: da 6 a 12 anni

I genitori devono cercare di ridurre le discussioni inutili e mortificanti con i propri figli, individuando alcune regole sociali che coinvolgano tutta la famiglia

 - Daniele Novara, pedagogista, Piacenza

L’utilizzo delle nuove tecnologie come tablet e smartphone, e in generale dei social network e di Internet, deve essere regolamentato da chi si occupa di infanzia tenendo presenti i risultati degli studi che sono stati fatti in questo campo negli ultimi anni. Ci sono false convinzioni su questo tema, e proprio per questo è importante un’informazione organica e accurata come quella che abbiamo pubblicato sul numero 1/2015 di UPPA.
Abbiamo già parlato del rapporto tra bambini piccoli (0 a 6 anni) e nuove tecnologie in questo articolo. In questo pezzo ci concentriamo invece sulla fascia di età tra i 6 e i 12 anni.

Da 6 a 9 anni: alla scoperta del mondo

A questo punto occorre cominciare a dare qualche spiegazione semplice ed essenziale su come utilizzare i videogiochi, la TV, il digitale negli accessi alla musica, ai video, alle foto. Occorre mettere regole precise, dare al bambino gli strumenti per cominciare a proteggersi da solo evitando però di cadere nell’eccessivo discussionismo. Niente Internet, niente TV in camera. E il telefonino? Si tratta di una tecnologia sviluppata per la comunicazione a distanza: tenendo conto che i bambini italiani sono i più protetti d’Europa, con un tasso di autonomia nel percorso scuola-casa soltanto dell’8%, risulta abbastanza incomprensibile la necessità di dotarli di un telefonino: non esiste una necessità specifica per questo.

Cerchiamo di conoscere gli interessi e i gusti dei nostri figli e di accompagnarli alla scoperta della creatività e delle potenzialità che la tecnologia potrebbe offrire: insegniamo loro a fare le foto ma anche il rispetto della propria e altrui immagine.
È in questa fase poi che si sviluppa un corretto approccio allo studio scolastico: una delle questioni importanti sul piatto in questo momento riguarda l’enorme quantità di input tecnologico che si sta abbattendo sui nostri bambini e ragazzi. Qualche sedicente esperto crede di risolvere la questione utilizzando l’argomento del multitasking che, più che offrire degli effettivi riscontri scientifici, appare piuttosto un’ipotesi creata ad hoc.

Da 9 a 12 anni: lo sviluppo delle capacità relazionali

Fino a 9 anni niente Internet. Perché 9 anni? È quella l’età in cui si smette di credere a Babbo Natale, in cui i bambini escono dal pensiero magico, e le loro capacità mentali cominciano a costruirsi in un senso più razionale ed elaborato. Ora possono, gradualmente, interagire con il mondo anche attraverso gli strumenti digitali. Nell’età pre-adolescenziale e adolescenziale inizia un periodo della vita nel quale i ragazzi vogliono allontanarsi dalla famiglia per costruire qualcosa di proprio, e hanno bisogno del loro spazio.
Vi chiederanno il telefonino, si confronteranno maggiormente con i coetanei in merito alle possibilità e agli strumenti tecnologici a disposizione. Da questo punto di vista il cellulare segna il passaggio a un’età di maggiore autonomia, in cui cominciano le prime richieste: mangiare la pizza con gli amici, andare da una parte all’altra senza essere accompagnati, e il telefono è ciò che offre oggi la nostra società a garanzia di un minimo di protezione. In questo senso non c’è assolutamente bisogno di avere uno smartphone.

Restano poi alcune regole: il tempo da dedicare ai videoschermi; Internet solo in casa; il pc in una zona della casa accessibile a chiunque; l’inserimento di password e filtri di controllo parentale. Questa è una fase in cui deve subentrare un maggior intervento paterno nella definizione e anche, man mano, nella contrattazione delle regole educative. È al padre che tocca il compito di gestire la fase di allontanamento dall’ambito familiare, alla scoperta del mondo e delle relazioni con i coetanei.
Occorre molta attenzione, poche discussioni inutili e mortificanti, l’individuazione di regole sociali che coinvolgano tutta la famiglia: niente cellulare a tavola, il rispetto dell’interlocutore, l’attenzione all’utilizzo e alla condivisione di immagini e video sui social.